Lo scenario europeo che si è aperto

Venerdì, 14 Giugno, 2024

Le elezioni europee portano ad un rafforzamento dei popolari e dell‘estrema destra. Il Partito popolare europeo (PPE) ha ottenuto una netta vittoria, rafforzando il suo gruppo di eurodeputati raggiungendo 184 seggi su 720. Ma sono i partiti di estrema destra a crescere di più ovunque. I partiti di centro sinistra che compongono l’alleanza dei Socialisti e Democratici (S&D) sono rimasti stabili, con 139 seggi, il gruppo liberale Renew Europe è stato fortemente ridotto a 80 seggi, mentre i Verdi hanno subito un forte sconfitta scendendo a 52 seggi. I due gruppi politici dell’estrema destra, i Conservatori e Riformisti Europei (ECR) e il gruppo Identità e Democrazia (ID), disporranno 131 seggi nell’assemblea di Strasburgo, oltre ai 15 europarlamentari di Alternativa per la Germania e ai 10 eurodeputati del partito Fidesz del primo ministro ungherese Viktor Orbán, i 6 del partito Confederazione polacca e i tre membri del partito bulgaro filorusso Rinascita.

Sebbene la prospettiva di una grande coalizione che unisca nuovamente popolari, socialisti e liberali sia quella più plausibile, i numeri non sono sufficienti e Ursula von der Leyen si sta adoperando per un accordo politico che la mantenga alla guida della Commissione europea per un secondo mandato, cercando almeno 361 eurodeputati e, quindi, convergenze con altri partiti del centro, della sinistra o anche della destra più estrema. La cosiddetta maggioranza Ursula, che ha caratterizzato l’ultima legislatura europea, potrebbe essere il punto di partenza anche di questa nuova legislatura, ma questa volta sarà necessario trovare il sostegno anche di altri gruppi, come i Verdi, che però non troverebbero il favore di quei membri del PPE che si oppongono alle principali misure del Green Deal, oppure provare un dialogo con il gruppo dei conservatori e riformisti europei di estrema destra, non graditi a socialisti e liberali.

Il voto del 30 giugno, in Francia, dove il Presidente Emmanuel Macron ha sciolto il parlamento e ha indetto nuove elezioni, potrebbe determinare non solo il futuro della Francia ma della stessa Unione europea. Anche il governo a guida socialdemocratica, di Olaf Scholz, in Germania, traballa. Si sa, se traballano Francia e Germania, traballa l’Europa.

 Se questo è il quadro uscito dalle urne degli stati membri dell’Unione Europea l’urgenza è quella di cercare di interrogare questi dati per comprendere quale realtà significano. E questo è ancor più necessario se si tiene conto che i risultati sopra descritti sono posti all’interno di una cornice nella quale oltre la metà del corpo elettorale dell’Unione non si è recato alle urne. Quello che l’opinione pubblica e le forze politiche sembrano ormai considerare come parte della normalità del nostro vivere civile mostra tutta la sua problematicità proprio perché si combina con un rafforzarsi di partiti di destra che nella loro ragion d’essere politica hanno la radicale messa in discussione dei principi del costituzionalismo, dello Stato liberale e in certi casi dello stesso Stato di diritto. In tal modo lo scenario non è solo quello di una tendenza verso destra, ma di una profonda crisi del processo democratico come meccanismo diffuso con cui si concorre alla costruzione del consenso e al raggiungimento della decisione politica. E questo è vero non solo su scala europea ma già al livello dei singoli stati nazionali.

Il nodo della partecipazione apre così la questione di comprendere cosa il voto ci dice del tessuto sociale e culturale europeo, che occorre considerare in ragione delle diversificazioni e specificità che interessano ciascuno stato se non addirittura ciascuna regione. Si pensi, ad esempio, a come i dati elettorali di Francia e Germania restituiscano una nettissima divaricazione anche su base territoriale che sembra far riemergere divisioni antiche: quella fra Parigi e la provincia o quella fra la Germania occidentale e quella orientale. In realtà, le tendenze elettorali che queste elezioni confermano – il processo di crescita delle destre estreme e di un conseguente spostamento in quella direzione della politica dei paesi europei – sono lo specchio di tensioni che creano ben più di una crescente sfiducia. L’impoverimento crescente di fasce sempre più ampie di popolazione non riguarda solo il dato economico: si assiste ad una povertà che si traduce molto spesso in un ridursi drastico delle opportunità di poter esercitare diritti come l’istruzione, la sanità, il lavoro dignitoso, la possibilità di costruire legami affettivi che siano progetto di vita, l’accesso alla ricchezza della cultura. Le democrazie europee vivono una stagione nella quale sembrano non riuscire a soddisfare l’attesa di un domani migliore che è il terreno necessario su cui si radica l’adesione convinta ai processi decisionali e che porta ad esercitare la cittadinanza e non semplicemente il diritto di voto.

Si apre così un’ulteriore questione che è quella della capacità dell’Europa e dei partiti che siederanno nell’emiciclo del Parlamento europeo, di elaborare un’intelligenza di cosa sia la nostra realtà europea e di quali opzioni di futuro siano possibili, percorribili e presentabili come meta verso cui camminare. Certamente si apre adesso la complessa partita che porterà alla composizione di una maggioranza nell’Europarlamento, alla indicazione di un Presidente della Commissione, di un Alto Rappresentante e di un Presidente del Consiglio Europeo. E tuttavia, queste pur importanti tappe nell’avvio della X legislatura del Parlamento dell’Unione si impone la priorità politica di misurarsi con questo contesto e con le sfide che pone. Rispetto alle quali occorre non lasciarsi imprigionare né in petizioni di principio né in appelli alla difesa di modelli di pratica politica che non rispondono più ad uno scenario nel quale invece occorre dare forma e corpo ad una democrazia che chiami gli europei alla responsabilità di costruire la loro stessa speranza.

Sono i nodi politici che investono il futuro dell’Europa, il nostro futuro come cittadini dell’Unione. Per questo vorremmo trovare il tempo di discuterne con la cura e l’acribia necessarie in un incontro dedicato. Argomenti2000 lavora a organizzarlo nelle prossime settimane, con voci qualificate, in modo da misurarsi compiutamente con l’esistente per riflettere sul futuro possibile alla cui costruzione intendiamo lavorare.