Documento Regionale Marche

ALCUNE IDEE PER LE PROSSIME ELEZIONI REGIONALI

La costruzione di un programma di idee da realizzare nella nostra regione deve partire da alcuni principi di fondo su cui costruire successivamente le azioni di governo e la relativa scelta della classe dirigente a cui attribuire funzioni di governo.
A partire da questi principi, che illustreremo di seguito, lanciamo al centro sinistra alcuni percorsi concreti su cui chiedere impegni precisi da assumere già dalla fase di avvio della legislatura.
Alla luce di quanto sopra il programma che proponiamo si articola lungo due direttrici fondamentali di sistema e una direttrice di contenuto.

Le direttrici di sistema:

  1. La Regione deve recuperare la sua funzione programmatoria da realizzare alla luce delle problematiche e delle risorse già presenti in regione nella prospettiva però di una politica pubblica “a tutto tondo” che non si fermi ad una logica gestionale delle competenze istituzionali e amministrative organizzate “a canne d’organo” orientandosi verso un’azione unitaria comprensibile, nei suoi obiettivi, a tutti i cittadini;
  2. La Regione deve farsi interlocutore dei cittadini mobilitandosi essa stessa verso la società, perseguendo un confronto costante con le rappresentanze economico-sociali, culturali e religiose, andando anche oltre le modalità abituali e istituzionali di confronto tra Regione e organismi di rappresentanza. In questo ambito andranno sviluppate le potenzialità civiche della recente legge n. 31 del 23 luglio 2020 recante Disposizioni in materia di partecipazione all'elaborazione e alla valutazione delle politiche pubbliche alla cui elaborazione ha contributo Argomenti2000, in particolare con il contributo del circolo di Senigallia.

La direttrice di contenuto riguarda invece il grande dramma delle diseguaglianze intese come diseguaglianze di reddito, nell’accesso ai servizi, nelle opportunità di lavoro, nell’accesso alla formazione, nelle capacità educative, nella comunicazione e nell’accesso alla rete informatica e così via.
Per questo motivo crediamo che la scelta della classe dirigente e della composizione dell’organo esecutivo debba basarsi su una forte capacità di lettura comune della complessità marchigiana intorno alla quale costruire un sistema sociale e produttivo a misura d’uomo. Inoltre alla classe dirigente si dovranno chiedere indispensabili competenze in ordine alla capacità di agire in base ad una visione d’insieme.

Per rilanciare le Marche: un patto con le nostre Università

La trasformazione globale e tecnologica, la crisi finanziaria del 2007, il “fallimento” della Banca delle Marche, il terremoto del 2016 e, da ultimo, le conseguenze del COVID 19 hanno determinato, per la Comunità marchigiana, la fine di una crescita caratterizzata dalla piena occupazione e dalla coesione sociale sostenuta da un welfare diffuso. Le Marche hanno perso quello smalto che l’aveva portata ad essere la tredicesima regione manifatturiera dell’Europa. E’ finita un’epoca? Si! E per questo è urgente curare la crescita di una nuova classe dirigente, a tutti i livelli e in ogni settore di attività.

L’unico contributo concreto è far leva sul grande potenziale delle Università marchigiane.  Ogni Ateneo marchigiano rivolga i propri programmi di sviluppo tenendo conto della propria vocazione.  Occorre sintonizzare gli sforzi (Comitato Universitario Marchigiano) per formare dirigenti nei settori privati e pubblici di cui non possiamo fare a meno (turismo, sanità servizi sociali, trasporto pubblico locale, lavoro, cultura ecc..). Attuare tutte le sinergie possibili tra Università e territorio perché la conoscenza stimoli l’innovazione e il cambiamento.

Le proposte

Di seguito indichiamo alcuni punti programmatici ed idee concrete da sottoporre al confronto con i candidati presidenti e con i candidati consiglieri. Riteniamo che la ricostruzione e la sanità siano due ambiti prioritari di attenzione.

Ripartire dalla ricostruzione

Rendere concreto lo slogan “trasformare la catastrofe del terremoto in opportunità”.

Nel perseguire la semplificazione delle procedure su cui si sta impegnando seriamente il Commissario Legnini, riteniamo che il nuovo Governo regionale debba attuare tutti i contenuti del “Patto per la ricostruzione e lo sviluppo della Regione Marche” firmato dalla Giunta regionale e da tutte le componenti economico-sociali delle Marche e fatto proprio dal Consiglio regionale.

I pilastri intorno ai quali il patto ha costruito la sua proposta di ricostruzione hanno riguardato i servizi alla persona, il sistema produttivo, il territorio e l’ambiente, il patrimonio storico e culturale, il sistema infrastrutturale e il sistema della conoscenza.
Grazie al supporto tecnico di Istao sono stati individuati alcuni sentieri di sviluppo in particolare per le aree interne da non abbandonare e da riprendere nel dibattito politico e amministrativo; li ricordiamo: 1. Attrattività dei borghi interni, 2. Connettività e mobilità sostenibile nelle aree interne, 3. Musei per il territorio; 4 ricostruzione dei beni architettonici nel contesto produttivo e paesaggistico; 5. Sviluppo economico a matrice culturale; 6. Energia e risorse rinnovabili; 7 valorizzazione dei prodotti vegetali per aziende integrate ed eco-sostenibili; 8. Filiera zootecnica locale; 9. Formazione per l’innovazione e lo sviluppo; 10. Monitoraggio del processo di ricostruzione.
Il nostro invito è proseguire il percorso avviato e implementarne i contenuti utilizzando i progetti già individuati dagli uffici regionali in collaborazione con i partecipanti ai tavoli tematici appositamente istituiti.

Sarà inoltre importante sostenere, in una fase di emergenza non ancora terminata, percorsi di protezione civile partecipata.

Per una sanità territoriale integrata con l’intero sistema di welfare

Premesso che:

  1. La salute va tutelata non solo attraverso i servizi sanitari e sociali, ma anche con tutte le politiche per lo sviluppo (ambiente, sicurezza ecc..).
  2. Va data priorità alla tutela delle fragilità: malattie croniche, salute mentale, disabilità, malattie rare ecc..).
  3. Va attuata una integrazione concreta tra sanità e servizi sociali attraverso una nuova programmazione territoriale realizzata a livello di Ambiti Territoriali Sociali e di Distretti Sanitari in collaborazione con i Dipartimenti di area Vasta
  4. L’equità va garantita con l’assistenza anche nelle zone più disagiate e per le fasce di popolazione più fragili privilegiando il lavoro di cura domiciliare rispetto all’offerta residenziale pur importante per le situazioni più gravi di non autosufficienza

Proponiamo i seguenti punti da sviluppare:

  1. Ridefinire la sinergia tra Regione e Facoltà di Medicina, tra Regione e INRCA; tra regione e facoltà di sociologia, di servizio sociale e di economia;
  2. Rilanciare il ruolo dell’INRCA al quale va conferito il coordinamento socio-sanitario della rete geriatrica marchigiana (RSA, RP, domiciliarità). Alla luce dell’esperienza COVID, occorre aggiornare la tipologia assistenziale delle residenze per anziani.
  3. Rideterminare la rete territoriale della sanità, collegando concretamente la rete ospedaliera con i presidi diagnostici e specialistici.
  4. Ridare centralità alla prevenzione.
  5. Dare priorità alla rete delle cure palliative e alla cultura della palliazione nei processi assistenziali.
  6. Realizzare il fascicolo sanitario.
  7. Istituire l’infermiere di famiglia/comunità.
  8. Verificare le prestazioni e la loro qualità.
  9. Ridefinire la rete ospedaliera, salvaguardando i presidi delle aree interne e tenendo conto dell’urbanizzazione delle Marche.
  10. Portare a termine la costruzione dei nuovi Ospedali Salesi e INRCA.
  11. Porre particolare impegno nella salvaguardia del patrimonio della sanità pubblica.

Per un sistema integrato di interventi e servizi sociali integrato con le altre componenti del welfare regionale

Premesso che:

dobbiamo puntare ad un sistema di welfare in cui le politiche sociali diventino una componente essenziale, ma non l’unica, del welfare regionale affinché le stesse non vadano lette come interventi di ultima istanza bensì come componente essenziale delle politiche di sviluppo sostenibile;

Perché ciò avvenga si dovrà rafforzare il livello di integrazione non solo funzionale e organizzativa, ma anche politica, in termini cioè di delega assessorile, tra la struttura preposta alla programmazione delle politiche sociali e quelle deputate alla formazione, istruzione e lavoro;

si dovranno raccordare sempre più, in maniera stabile, dette politiche di welfare con le politiche per la casa, gli interventi di agricoltura sociale intervenendo in maniera significativa con la nuova programmazione dei fondi europei FSE e FESR nell’ambito dell’asse dedicato alle politiche di inclusione sociale.

Proponiamo i seguenti punti da sviluppare:

azioni di sistema:

  1. Rafforzamento del sistema degli Ambiti Territoriali Sociali
  2. Riavvio e stabilizzazione dei processi di programmazione territoriale sociale
  3. Ridefinizione della articolazione geopolitica degli ATS e dei Distretti sanitari
  4. Raccordo tra ATS e sistema dei Centri per l’Impiego
  5. Rafforzamento delle attività delle Unità operative sociali e sanitarie
  6. Implementazione del sistema regionale di autorizzazione e accreditamento delle strutture sociali di cui alla l.r. 21/2016

Azioni di settore:

  1. Un nuovo piano di contrasto alle povertà
  2. Intervenire sul sostegno all’invecchiamento attivo (la LR 1/2019) e alla non autosufficienza
  3. Inserimento lavorativo dei disabili utilizzando la normativa esistente con il supporto dei Tirocini di Inclusione sociale
  4. Politiche migratorie basate su interventi di inclusione sociale, linguistica e lavorativa compatibili con il tessuto sociale associazionistico e del terzo settore
  5. Investire sui giovani come risorsa per il futuro della nostra Regione utilizzando al meglio lo strumento del Servizio Civile Universale
  6. Implementare la riforma del terzo settore

 

Per una Agricoltura nuova

Tutte le principali filiere agroalimentari della nostra Regione dovranno essere rivisitate e rilanciate alla luce degli ecosistemi produttivi coerenti con il Green deal.

Gli investimenti da favorire dovranno andare dalla formazione all’informazione degli imprenditori e operatori delle filiere, dall’implementazione di nuovi sistemi di certificazione alla promozione delle eccellenze agroalimentari nel mercato interno ed internazionale, dalla costruzione di nuovi impianti di trasformazione fino alla sperimentazione ed innovazione, attraverso progetti pilota.

Inoltre, la consulenza all’impresa agricola sarà una misura fondamentale per supportare ed accompagnare la transizione ecologia e tecnologica/digitale del sistema agricolo regionale, chiamato ad operare in condizioni sempre più complesse, sia dal punto di vista normativo che gestionale.

Altro aspetto strategico complessivo da privilegiare saranno gli strumenti per la gestione del rischio in agricoltura: dalle polizze assicurative ai fondi mutualistici, che beneficeranno sempre più del sostegno della politica agricola comune.

Il Made in Italy, senza un vero approccio di filiera, rischia di non portare nei nostri territori quel valore aggiunto che ci si attende. Importante, quindi, favorire le politiche dell’aggregazione delle produzioni agroalimentari, per aumentare il peso contrattuale nelle dinamiche di mercato, migliorare la competitività del sistema agricolo attraverso il “potenziamento dei servizi alla produzione” e la “professionalizzazione” degli imprenditori agricoli.

Un passaggio fondamentale sarà quello di migliorare la distribuzione del valore aggiunto lungo la filiera, attraverso progetti economici in grado di integrare le varie fasi della produzione e remunerare adeguatamente tutti i fattori coinvolti nella produzione, a partire dalla materia prima, notoriamente la più penalizzata.

L’altro approccio da privilegiare nell’azione politica regionale sarà quello dei Distretti, declinati nelle diverse specificità, capaci di cogliere le peculiarità dei territori e sviluppare sinergie con altri comparti produttivi, pensiamo al turismo e alla cultura, ma comunque all’interno di una forte visione di sistema regionale.

I giovani dovranno essere i protagonisti. Per questo si dovrà avviare un piano per il ricambio generazionale, indispensabile anche alla tutela delle comunità rurali, in collaborazione con la scuola, le università, le organizzazioni professionali.

Lavoro, attività produttive, scuola

Questi tre ambiti, aldilà delle loro specificità, vanno sempre più integrati. In particolare, i bandi europei devono prevedere l’integrazione: non c’è innovazione senza la formazione delle persone.

La nuova politica europea ha come obiettivo una economia verde, coerentemente occorre puntare sull’economia circolare e sull’adeguamento della nostra manifattura in tale direzione.

Attraverso il Piano di dimensionamento scolastico, i corsi di studio degli Istituti tecnici e professionali vanno sempre più collegati con il territorio, anche attuando l’alternanza scuola-lavoro. E’ sempre più importante trasmettere la conoscenza nelle nostre piccole aziende: va rilanciato il progetto Eureka dei dottorati di ricerca.

Occorre sviluppare politiche del lavoro più incisive: iniziative di impresa (a tutti i livelli), lavori utili alle comunità (accordi con il terzo settore).

Ridare slancio ai Centri per l’impiego con una riqualificazione del personale, soprattutto nella funzione di orientamento in collegamento con la scuola e le forze economico-sociali.

Digitalizzazione

Con l’utilizzo delle nuove risorse europee occorre raggiungere l’obiettivo della totale connessione in banda larga del territorio marchigiano.

Infrastrutture

Il Governo ha dato il via a cospicui investimenti su strade, autostrade e ferrovie. Dopo l’accordo europeo del 21 luglio 2020 saranno a disposizione ulteriori fondi. Coerentemente alla ricostruzione, occorre completare definitivamente la Pedemontana, essenziale per le aree interne.

Politiche istituzionali

La Regione Marche, in accordo con l’ANCI Marche, si deve impegnare ad un progetto-proposta di aggregazione dei Comuni.

Le Aziende di servizi, nel campo del trasporto pubblico locale, rifiuti, acqua, metano, vanno aiutate, con una progettualità forte, a trovare una dimensione operativa regionale.

Territorio

Va recuperato un settore, fino ad oggi, in forte ritardo. Nei vari settori occorrono nuove capacità imprenditoriali e nuove capacità manageriali.

Un esempio su tutti riguarda il turismo. Chi saranno i futuri imprenditori turistici?!

La formazione è l’unica strada percorribile per un futuro che veda nuove linee di sviluppo in questo settore. L’Università può aiutare questa evoluzione.

Area Adriatico-Ionica

Occorre riprendere una prospettiva di leadership nella macroarea dopo il riconoscimento europeo.

Si propone di realizzare un’offerta di servizi sanitari specializzati ai Paesi dell’altra sponda dell’Adriatico, attraverso una convenzione con il Ministero degli Esteri.

Utilizzo fondi europei

Programmare l’utilizzo di una parte dei fondi strutturali per ristrutturare le reti di assistenza alle cronicità, anche in vista di una eventuale ripresa della pandemia.

Giovani

Predisporre un piano di 10.000 tirocini per giovani sotto i 35 anni (FSE).

Offrire a tutti i giovani ultradiciottenni e sotto i 25 anni un anno di servizio civile.

Protezione civile

Ricostruzione di un Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza posto alle dirette dipendenze del Presidente e della segreteria generale che comprenda e valorizzi la policzia locale, la sicurezza integrata e la protezione civile

Definire una nuova sede regionale per la Protezione Civile delle Marche.

Continuare a mettere a disposizione risorse per provvedere in forma organica e continuativa ai rimborsi destinati alle organizzazioni di volontariato per rendere più stabili ed efficaci le attività di prevenzione e di intervento nei contesti emergenziali.

Partecipazione

Occorre costruire una strategia stabile di partecipazione e di coinvolgimento dei cittadini e delle rappresentanze associative nella elaborazione e valutazione delle politiche pubbliche regionali.

La logica è quella di generare processi partecipativi che precedano il concretizzarsi di processi decisionali: un tema trasversale, nel senso che riguarda l’intera azione politica dell’Amministrazione regionale, è quello di una nuova stagione di partecipazione civica.

          La già citata legge n. 31 del 23 luglio 2020 sulla generazione dei processi partecipativi può servire a:

  1. Generare una nuova cultura partecipativa.
  2. Promuovere il ruolo della cittadinanza attiva, dei corpi intermedi, della società civile.
  3. Aumentare la qualità delle decisioni pubbliche grazie al confronto tra la conoscenza dei saperi tecnici e quella dei saperi comuni.

La legge regionale innova il paradigma del rapporto tra istituzioni, cittadinanza attiva, società civile.

Sarà importante:

  • Formare il personale delle pubbliche amministrazioni locali e regionale a trasformare i propri processi organizzativi in coerenza con il sistema di partecipazione, introdotto dalla nuova legge.
  • Promuovere con idee e contributi la Giornata per la partecipazione che avrà cadenza annuale.
  • Prevedere tra i primi atti della Giunta l’approvazione delle modalità di erogazione dei contributi ai cittadini ed altri enti che vogliano realizzare processi partecipativi.
  • Da parte dell’Assemblea regionale trovare risorse consistenti nei prossimi bilanci da destinare al finanziamento dei processi partecipativi.

Si auspica infine la ripresa dell’attività del “comitato per il controllo e la valutazione delle politiche pubbliche regionali” istituito nel 2017 con la funzione di valutare i progetti di legge all’esame dell’assemblea legislativa regionale

 

Conclusioni

Abbiamo scelto solo alcuni punti significativi per una proposta costruttiva.
L’obiettivo della nostra riflessione è quello di suscitare, nella classe politica che guiderà le Marche, l’amore per la propria gente.
Ricostruire la nostra Comunità non sarà facile, ma è indispensabile averne consapevolezza e capacità.