Europa, in queste elezioni ci giochiamo il nostro futuro

Lunedì, 19 Febbraio, 2024

Le considerazioni che seguono sono personali valutazioni sui dati relativi al sentiment degli italiani e degli europei verso le istituzioni europee che il dottor Nando Pagnoncelli (Amministratore Delegato di IPSOS) che ringrazio, cortesemente ci ha messo a disposizione, integrati da altre fonti. Le rilevazioni attengono al periodo maggio – giugno 2023 ed all’ultimo Eurobarometro ottobre - novembre 2023.

Partiamo dalla constatazione che l’Unione Europea non vive un momento di sentimenti favorevoli e, maggiormente sfavorevoli in Italia rispetto al resto dell’Europa. E’ormai da più di un decennio, che coloro che non hanno fiducia nell’UE sopravanzano largamente i fiduciosi, 50 a 40 con punte di 60 a 30. Questo sentimento ha avuto un ribaltamento dopo il Covid grazie agli interventi decisi dall’UE: 800 md di € con il Next generation EU, e 100 md di € per il SURE “Support to mitigate Unemployment Risk in an Emergency” ovvero un supporto per mitigare la disoccupazione tipo cassa integrazione, per citare solo i più consistenti. Interventi nell’ambito sociale che hanno mitigato il senso di distanza percepito dagli europei verso le loro istituzioni e fatto sentire l’Europa un po' meno istituzione dei banchieri. Tuttavia il vantaggio a favore dei fiduciosi è di pochi punti percentuali: 47 contro 45.

Questa sfiducia ha diverse radici. L’UE è percepita come distante dalla vita quotidiana del comune cittadino; due italiani su tre si sentono inascoltati.

Gli aspetti più negativi sono in ordine di decrescente significatività: la burocrazia, l’UE è vista come una straordinaria produttrice di regole, di norme non sempre comprensibili dal singolo europeo.

In seconda posizione gli insufficienti controlli alle frontiere, secondo Eurobarometro, oltre il 70 % desidera una politica comune sulle tematiche immigratorie. In terza posizione lo spreco di denaro pubblico. Sentimento legato al tema dell’ organizzazione delle istituzioni europee per esempio le sessioni a Strasburgo e quelle a Bruxelles del Parlamento Europeo con relativi traslochi, la numerosità dei Commissari.

Questo fa si che meno di un cittadino italiano su cinque ritenga senza dubbio di sentirsi cittadino dell’UE mentre oltre cinque su dieci hanno un buon senso di appartenenza.

Per contro vicende negative come quelle ucraine hanno rafforzato il sentimento di appartenenza.

 Secondo l’Eurobarometro del dicembre scorso l’UE è vissuta per il 70% come un luogo di stabilità in un mondo in difficoltà.

Inoltre tra gli aspetti positivi dell’UE sono ricordati la libertà di spostarsi, studiare, lavorare ovunque 70%, la pace 32%, la democrazia 27%,

la diversità culturale 26% una voce più forte nel mondo 25%

e solo il 13% la vede come luogo di protezione sociale.

Da questo quadro complesso e per certi versi contradditorio emergono diverse istanze. Nell’ultimo Eurobarometro di dicembre 2023 sono forti le richieste di rafforzamento dell’Unione Europea con la domanda di confermare l’Unione come luogo di libertà, ma oltre due terzi dei cittadini dell'UE (69%) si dichiarano favorevoli a una politica estera comune degli Stati membri e condividono l'opinione che l'UE disponga di poteri e strumenti sufficienti per difendere gli interessi economici dell'Europa nell'economia globale.

Oltre tre quarti degli europei (77%) sono favorevoli a una politica di difesa e sicurezza comune degli Stati membri dell'UE. Condividono tale parere più di sei intervistati su dieci in ciascuno Stato membro.

Quasi sette intervistati su dieci (69%) si esprimono a favore di una politica europea comune in materia di migrazione mentre il 68% appoggia un sistema europeo comune di asilo. Allo stesso tempo, tre quarti degli intervistati (75%) si dichiarano favorevoli al rafforzamento delle frontiere esterne dell'UE con più guardie di frontiera e guardie costiere europee.

Il 66% chiede una politica sanitaria comune europea.

Sembrerebbe che il cittadino europeo attenda dall’Europa soluzioni alle forti preoccupazioni rispetto alle politiche sociali economiche dei propri stati di residenza. Si nota infatti una prevalenza di opinioni negative sulla situazione dell'economia nel paese del rispondente: solo il 35% degli intervistati esprime un giudizio positivo mentre il 62% la considera negativa. Con tutto ciò molte volte le colpe delle inefficienze o degli errori delle classi dirigenti nazionali vengono abilmente ribaltate sull’Europa sia dai cittadini che dai politici.

 

E qui si innesca il corto circuito delle responsabilità. In Italia “ce lo impone l’Europa” è il ritornello di fronte a problematiche frutto magari di decisioni del Consiglio Europeo dove si esprimono le volontà dei diversi governi.

Se questo è a grandi linee il sentiment dei cittadini europei quali sono le sfide che ci attendono?

E’forse opportuno delineare brevemente in quale contesto andremo a votare nelle prossime elezioni europee.

Lo scenario che si prospetta nel prossimo futuro è denso di diversi fattori critici portatori di forti tensioni che richiedono capacità di visione e di leadership.

Il Global Risk Reports 2024 della Marsh McLennan e Zurich riportata recentemente dal Sole 24 Ore, individua quattro rischi che dovremo affrontare nei prossimi anni.

La disinformazione e la misinformazione causate dai cosiddetti contenuti sintetici creati con l’intelligenza artificiale.

La polarizzazione sociale insieme al rallentamento economico è uno dei rischi più interconnessi che si ripercuotono sulla coesione sociale e la salute mentale. Se le emozioni e le ideologie oscurano i fatti, la narrativa manipolatoria attraverso l’Intelligenza Artificiale può corrodere il dibattito politico. Il risultato è una pericolosa frattura sociale con aumento di conflittualità individuale e sociale.

Gli eventi meteo estremi che continuano a dominare il panorama dei rischi ambientali, assieme alla paura di raggiungere il punto di non ritorno.

L’ incertezza economica insieme alle dinamiche inflazionistiche desta ampia preoccupazione per un rallentamento economico legato anche alle politiche delle banche centrali e delle guerre commerciali.

 

Vi sono poi gli aspetti più politici legati alla crisi della democrazia. Come ha rilevato il professor Sabino Cassese in un recente articolo, questi punti critici possono essere riassunti in cinque elementi. Incapacità di sintesi e stallo decisionale. I diversi interessi a volte conflittuali che in passato sono stati gestiti con la crescita e poi con il debito incontrollato, ora in situazione di restrizione monetaria ed economica la politica non riesce a stabilire chi debba avere una prevalenza. L‘eclisse della dimensione associativa dei partiti. Le forze politiche sono diventate oligarchiche negando la stessa democrazia e delegittimando tutto il sistema democratico. Assenza delle grandi idealità che per secoli hanno aggregato gli elettori anche se portatori di interessi economici divergenti. Ne consegue una frammentazione e una debolezza dell’offerta politica.

Il quarto elemento riguarda i governanti diventati gestori del quotidiano che cercano di assecondare le clientele, rinunciando a guidare la pluralità dei cittadini. infine l’annebbiamento della ragione.

Infatti l’inettitudine di una società a migliorare le capacità cognitive dei propri cittadini attraverso la scolarizzazione unita all’abbandono dei percorsi selettivi nella creazione di classe dirigente alimentano le dinamiche populiste. Dinamiche che sfruttando un popolo disorientato ne accentuano ed alimentano le paure.

 L’intersecarsi dei rischi cui si è accennato con le condizioni della democrazia aggravate dalle situazioni geopolitiche russo ucraine e mediorientali, piuttosto che orientali descrivono uno scenario particolarmente minaccioso che mette a dura prova il futuro delle nostre comunità nazionali ed europea. In particolare, in mancanza di un salto di qualità nel processo democratico europeo la soddisfazione delle attese degli europei, così come espresse dai diversi sondaggi, è resa più difficile. Questa situazione farà esplodere le contraddizioni in cui si è arenata la politica europea continuamente ricattata dai singoli stati che tendono a far prevalere i propri interessi o mettere in discussione le basi giuridiche del diritto europeo.

Tutto ciò fa ben comprendere come il processo di unificazione europeo sia seriamente minacciato. Le prossime elezioni europee rivestono quindi un ruolo particolarmente delicato.

Siamo arrivati al punto di svolta. O tutti rinunciano a qualcosa per avere di più tutti insieme o ci incamminiamo ad un inesorabile declino pervaso da crescenti conflittualità fra i membri dell’Unione.

Chi avrà il coraggio politico di correre il rischio di dire la verità agli elettori? E gli elettori avranno la saggezza e le competenze cognitive per seguire percorsi razionali?

Chi avrà il coraggio e la capacità di delineare una politica che trovi i propri punti di forza in alcuni elementi che provo qui a riassumere?

Capacità di generare una visione di futuro migliore del presente che faccia comprendere ai cittadini europei che i sacrifici o le rinunce sono per avere condizioni migliori per sé e per i propri figli, capacità di proporre un metodo per la gestione di quei processi di transizione che devono necessariamente avvenire , ma con gradualità, per garantire una inclusione dei più deboli che oggi non sono solo più i poveri emarginati, ma la classe media.

Diversamente il green deal che da qui al 2050 costerà più di 40 mila miliardi di euro, senza un intervento di sussidi diventa irrealizzabile, con il rischio di passare per un vezzo dei ricchi o delle classi dominanti.

Capacità di generare processi di cooperazione in luogo di conflitti competitivi.

Capacità di governare e intercettare l’innovazione tecnologica in tutti i campi dalle biotecnologie all’agricoltura, dall’energia alle deep tech sviluppando reti di impresa, di regioni e di università.

Infine la capacità di riorganizzare le istituzioni verso una più intensa integrazione anche a rischio di sviluppare un’Europa a due velocità.

La sfida è appena iniziata e mai come ora il suo esito è nelle mani dei cittadini europei, delle loro classi dirigenti e nelle scelte che compiranno.

Il progetto europeo di Spinelli, De Gasperi, Schuman, Adenauer, Monnet, Delors, Sassoli è a rischio. Gli europeisti rischiano di essere progressivamente emarginati, non vorrei che quando se ne accorgeranno sarà troppo tardi.

Il voto riguarda quale Europa vogliamo, non le beghe interne del governo Meloni.