L'uccisione di Giulia e la necessità di riflettere

Lunedì, 27 Novembre, 2023

L’uccisione di Giulia ha provocato in noi rabbia, dolore e anche frustrazione.

Non voglio e non cadrò nella tentazione di emettere sentenze, come molti stanno facendo in questi giorni. Ma voglio provare a riflettere in modo più ampio: parlare di violenza di genere ponendo l’attenzione solo sulla parola genere, non ci aiuterà a far sì che queste cose “non accadano più”, come ha chiesto il padre di Giulia.

Ogni storia ha la sua storia, così pure quella di Giulia e Filippo, piano piano ne verremo a conoscere elementi, ma perché Filippo ha reagito in modo così sproporzionato rispetto alla motivazione (ovvero, essere stato lasciato)?

Giulia e Filippo vivevano dentro una comunità che avrebbe dovuto conoscere la loro relazione. Hanno costruito in questa comunità la propria identità. Sono figli di questo mondo, di questa cultura, di questa società.

Evitiamo perciò di incasellare queste tristi, dolorose, vicende in riquadri precostituiti, con proposte politiche di emergenza assolutamente miopi.

Che invece non possa essere questa l’occasione per farci un esame di coscienza collettivo?

In questa storia, penso, ci sia sicuramente l’elemento della violenza di genere, compiuta nel suo apice, ovvero la soppressione della vita, ma che in varie forme e tutti i giorni, viene compiuta da tantissimi maschi verso tantissime femmine. Ma prima che il genere c’è la violenza, posta in essere presumibilmente da un ragazzo che ha provato frustrazione, non ha saputo gestire le pulsioni, che ha sempre considerato la propria vita in relazione alla qualità delle emozioni vissute, che si è sempre occupato solo del presente, senza investire sul futuro, e soprattutto che non si è mai occupato di pensare anche alle conseguenze dei propri gesti.

E poi c’è una ragazza che ha subito violenza, che forse subiva tutti i giorni violenza, anche solo psicologica, che ha raccontato a tanti delle  difficoltà che viveva, dell’incomunicabilità in quella relazione, ma che non ha trovato il coraggio di dire basta!

E c’è una comunità che non ha posto attenzione a questa relazione “dubbia”, che non ha protetto, che non è intervenuta, che non si è posta con autorevolezza come argine per conservare la fine, già posta, di questa insana  relazione.  Mettiamoci in discussione, per riappropriarci del compito educativo delle nostre comunità alla formazione di sé, al rispetto, all’ascolto, al prendersi cura dell’altro.

Solo così onoreremo Giulia e avremo compassione di Filippo, e potremo avere fiducia nel domani.

 

Daniela Spadoni, Avvocato, Assessore al welfare del Comune di Imola
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