Memoria e attualità: maneggiare con cura

Mercoledì, 24 Gennaio, 2024

In questi mesi si è avviata la preparazione del Giorno della Memoria (GdM) con numerose manifestazioni e interventi di carattere culturale ed educativo. Ancor più che in anni passati la preparazione è stato occasione per una verifica del significato di questa proposta, fondata sulla legge 211, approvata dal Parlamento italiano nel 2000. Il contesto internazionale ed in particolare le vicende dell’assalto terroristico di Hamas e della risposta militare israeliana nella striscia di Gaza, hanno sollecitato ad una valutazione sulla opportunità del GdM. Anche perché non sono mancate voci di critica a questa commemorazione, accusata da alcuni di retorica nostalgia e da altri di richiamo incongruente rispetto all’azione del governo israeliano contro i palestinesi. Quali considerazioni depongono a favore della continuazione e valorizzazione di questa ricorrenza?

 

L’ESPERIENZA EDUCATIVA

Il primo elemento è costituito dai positivi frutti dell’esperienza degli scorsi anni, che hanno visto crescere la partecipazione ai momenti pubblici e il coinvolgimento delle scuole: molti adulti, ragazzi e giovani hanno avuto modo di conoscere una tragedia del passato, conoscerne le cause, riflettere sui motivi che hanno condotto al progettato tentativo di genocidio degli ebrei d’Europa da parte del nazifascismo, con tutti i fenomeni ad esso collegati sia di tipo razzista (con le leggi razziali, la persecuzione di zingari, omosessuali, disabili, …) sia di tipo militare (con la deportazione, schiavizzazione ed uccisione di milioni di soldati, civili, partigiani, …). Riflessioni che hanno aperto ad una ricerca anche sugli altri genocidi della storia contemporanea. Molte di queste iniziative educative hanno visto i ragazzi e i giovani direttamente protagonisti, ponendo al centro l’impegno ad educare alla pace nel concreto della convivenza sociale.

 

LA MEMORIA DELLE COMUNITA’ LOCALI

La memoria della shoah è riferita non solo ad fenomeno generale ma al concreto delle vicende di molte comunità locali e famiglie: perseguitati e persecutori, e quanti si opposero alla discriminazione, talora rischiando personalmente per salvare persone (quelli che indichiamo come “giusti”, anche più numerosi di quelli riconosciuti dallo Yad Vashem). Non quindi un discorso generico, retorico o nostalgico, ma l’impegno a cercare le tracce di quanto accaduto e a farne patrimonio conosciuto e condiviso. Senza una coscienza della propria storia, nelle sue tracce di miseria e di coraggio, di violenza e di solidarietà nessuna comunità può vantare radici reali, finendo per perdere il senso della propria identità e dei propri limiti. Da qui l’importanza che in questa memoria operino insieme istituzioni locali, scuole, associazioni, cittadinanza, nel comune riferimento ai principi della nostra Costituzione.

 

LA DIMENSIONE CULTURALE E RELIGIOSA

E’ necessario un approfondimento culturale di quanto accaduto, proprio perché “fare memoria” implica una consapevolezza critica e un inquadramento delle vicende locali nel contesto più ampio. Da qui i molti incontri vengono proposti intrecciando storia, memorialistica, letteratura, musica ecc… alla ricerca di ciò che condiziona la convivenza civile, che può condurre allo scontro sociale, alla discriminazione e alla guerra, ma anche di ciò che può “unire nella diversità”.

In ultimo, ma certo non secondaria, vi è la dimensione religiosa di questa memoria, che in molti casi ha visto insieme i rappresentanti della comunità ebraica e della comunità cristiana, in momenti condivisi di riflessione e di preghiera. Essa ci rimanda all’importanza che la dimensione religiosa ebbe per perseguitati e deportati, restando oggi determinante in tante situazioni, sia nella direzione della fraternità che in quella del fondamentalismo.

 

UNA MEMORIA FRAGILE

Una considerazione conclusiva può giovare ad un approccio autentico al GdM: la memoria è tanto essenziale per le persone e le comunità, quanto delicata e facile alla distorsione e alla manipolazione.   “Fare memoria” sollecita sempre una attualizzazione, che significa domandarci quale significato e valore hanno, per noi oggi,  persone idee atteggiamenti scelte alla base delle vicende considerate; questo non per stare fissati sul passato ma piuttosto per attuare le speranze di quanti ci hanno preceduto, soffrendo come vittime e operando per un mondo più giusto e libero. Una onesta attualizzazione ci chiede perciò di cogliere la complessità di quanto accaduto, evitando sovrapposizioni e facili confronti tra passato e presente, che  sovente risultano approssimativi o fuorvianti. Nel contempo essa ci può aiutare a capire che certi meccanismi - che conducono a calpestare la dignità di un essere umano (o di interi gruppi e popoli), a discriminarlo, perseguitarlo, ucciderlo - possono ripetersi. Non per fatalità, ma per le scelte culturali e politiche degli uomini: si può seminare odio o amicizia, sfruttamento o rispetto, paura o fiducia, follia o ragionevolezza.