A proposito di autonomia differenziata

Lunedì, 20 Maggio, 2024

La Conferenza Episcopale Calabra (CEC) ha pubblicato lo scorso 24 marzo, il documento: “La dis-unità nazionale e le preoccupazioni delle Chiese di Calabria”

https://www.conferenzaepiscopalecalabra.it/wp-content/uploads/2024/03/2024_03_25-Autonomia-differenziata.pdf

con il quale ha inteso esprimere la propria posizione relativamente al progetto di legge sull’autonomia differenziata, al momento la prima e unica dichiarazione sul tema, promossa da una Chiesa locale.

Il documento si colloca nel solco del precedente cammino, richiamando, pertanto, le raccomandazioni già espresse nei tre documenti, pubblicati dai Vescovi italiani sulla realtà economico-sociale del Mezzogiorno:

nel 1948: - I problemi del Mezzogiorno, Lettera collettiva dell’Episcopato meridionale -;

nel 1989: - Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno -;

nel 2010: - Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno -.

Nell’introduzione i Vescovi di Calabria ricordano come “il Vangelo spinga continuamente a misurarsi con la vita concreta delle persone, con le tensioni e le contraddizioni della storia, per cui le situazioni di ingiustizia debbano essere rilevate e denunciate. Si afferma perciò la necessità di un impegno personale e comunitario orientato a riconoscere e a contenere o rimuovere le disuguaglianze che segnano il Paese”.

Preso atto, ancora oggi, dello sviluppo “distorto” e “incompleto” del Paese e dello sviluppo “bloccato” delle regioni del Mezzogiorno, vengono analizzati i motivi per cui si “ritiene insostenibile il progetto di autonomia differenziata”, sollecitando dei “cambiamenti anche importanti nelle politiche pubbliche” di welfare, ma che “dovrebbero andare in direzione opposta a questo disegno di regionalismo differenziato”.

Viene manifestata la viva preoccupazione, condivisa con la CEI, per «la tenuta del sistema Paese, in particolare di quelle aree che ormai da tempo fanno i conti con la crisi economica e sociale, con lo spopolamento e con la carenza di servizi”, rinnovando l’appello al Paese “per uno sviluppo unitario, che metta in circolo in modo virtuoso la solidarietà e la sussidiarietà, promuovendo la crescita e non alimentando le disuguaglianze”.

Approfondendo, il progetto di legge viene definito come una “secessione dei ricchi”; non a caso, promosso dalle regioni più ricche del Paese (attingendo alla definizione ed agli studi dell’economista Gianfranco Viesti) e se approvato, gestito in un quadro di sostanziale mortificazione della funzione di legislazione e di controllo del Parlamento.

Nelle conclusioni si afferma: “Il progetto di autonomia differenziata è sostenuto dalla logica secondo cui le Regioni che costituiscono la locomotiva del Paese debbano essere messe nelle condizioni di produrre sempre di più e meglio, e questo determinerebbe un effetto-traino per tutte le altre Regioni. Come Vescovi Calabresi affermiamo che questa prospettiva non può essere condivisa. La strada da percorrere è invece quella che passa dal riconoscimento delle differenze e dalla valorizzazione di ogni realtà particolare, soprattutto delle aree più periferiche e/o interne. I contesti che non ce la fanno vanno accompagnati, riconoscendo nella solidarietà tra territori un valore costituzionale da difendere e un impegno pastorale che il popolo di Dio che è in Italia va incoraggiato a perseguire perché progredisca nella sua ricerca di fedeltà al Vangelo. Nella prospettiva di uno sviluppo umano autentico, le difficoltà dei territori con infrastrutture più deboli, con rendimento istituzionale insufficiente, non vanno interpretate come un freno per chi è più veloce, ma come un problema comune, da cui venire fuori insieme. Per questo non possiamo restare indifferenti. Bisogna trovare vie perché si maturi la consapevolezza che il Paese avrà un futuro solo se tutti insieme sapremo tessere e ritessere intenzionalmente legami di solidarietà, a tutti i livelli.”

Con un invito forte e chiaro affinchè: “A questo riguardo, si propone che in tutte le comunità diocesane e in tutti i territori si organizzino occasioni di approfondimento e di pubblica discussione su questo tema e si promuovano adeguate forme di mobilitazione democratica, legando solidarietà e giustizia.”